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Se intendiamo designare con questa
espressione, “Occidente”, la parte nord-ovest del pianeta,
culturalmente e politicamente affine, ovvero l'Europa e il Nord
America, bisogna riconoscere che gli ideali di umanità e rispetto
promossi dall'umanesimo europeo e predicati dal cristianesimo sono
stati completamente disattesi nei fatti. L'illuminismo e la triade
della Rivoluzione francese, hanno rappresentato una maschera dietro
la quale nascondere le proprie meschinità. Il progresso sociale,
politico ed economico raggiunto negli ultimi due secoli ha riguardato
solo il 10% della popolazione mondiale, mentre il restante 90 si
trova a dover affrontare fame, povertà, guerra e malattie, per lo
più causate proprio da quella minoranza privilegiata.
Nel corso del Novecento, e in
particolare dal dopoguerra, lo sviluppo economico ha permesso una
crescita del benessere delle popolazioni occidentali mai vista prima.
Ma a quale prezzo? Lo stile di vita, che i media ostentano con
fierezza, è stato costruito sullo sfruttamento di altri popoli.
In effetti la stessa costituzione
dell'Occidente moderno non avvenne attraverso la libertà, teorizzata
e propugnata sul piano teorico, ma all'opposto, per mezzo
dell'aggressione e dell'asservimento di altre civiltà e di altre
culture. La Rivoluzione Francese non cancellò il colonialismo, ma
anzi, permise alla Francia di consolidarsi come potenza coloniale. La
stessa cosa fece la Rivoluzione Inglese. Gli Stati Uniti d'America,
ovvero il più potente stato occidentale, addirittura si costituirono
su un genocidio, quello dei popoli indigeni d'America, e sulla
schiavitù degli africani. Ma tutte le potenze europee parteciparono
alla spartizione del Continente che porta il nome di due
conquistatori senza scrupoli: Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci.
Oltre alle nazioni sopraccitate anche Spagna e Portogallo
colonizzarono nel modo più brutale le terre oltre l'Atlantico. Il
colonialismo e il neocolonialismo occidentale e l'imperialismo
atlantista hanno mietuto e continuano a mietere milioni di vittime.
L'Italia, non può certo chiamarsi fuori da questi crimini. La
conquista dell'Etiopia e della Libia gridano ancora vendetta. E
ancora oggi l'ENI causa l'inquinamento delle falde nel Delta del
Niger, facendone ammalare e morire le popolazioni.
L'Occidente viene presentato come il
garante della pace mondiale e dei diritti dalla sua stampa e dai suoi
media. Nella realtà, esso è la causa di uno stato di guerra
permanente tra le nazioni del mondo e di violazione sistematica di
quei diritti che è tanto bravo a enunciare. Il crollo del blocco
sovietico nel 1989 ha causato un incremento dei conflitti bellici su
scala globale e la distruzione di interi paesi che prima reclamavano
la loro parte di sviluppo economico. 1991,
Guerra del Golfo; 1992, guerra in Bosnia; 1996, guerra in Serbia;
2001, guerra in Afghanistan; 2003, guerra in Iraq, fino ad arrivare
alle guerre in corso in Ucraina o in Siria, entrambe provocate
dall'intervento di Usa ed Unione Europea.
Però
ci piace dare lezioni di moralità e di giustizia al mondo intero. Ci
crediamo migliori dei terroristi islamisti (armati da noi stessi). Ma
quante vittime hanno fatto questi ultimi? E quante sono invece le
vittime del “civile” Occidente? Basti pensare, soltanto negli
ultimi anni, alla strage di Odessa, ai civili siriani massacrati
dall'Isis armato da Usa e Israele, oppure ai palestinesi espropriati
delle loro terre da parte dello Stato ebraico protetto da Usa e Gran
Bretagna.
Chiamiamo
gli altri popoli barbari, incivili, illiberali, solo perché amano
vivere diversamente da noi. Solo perché una donna musulmana indossa
il chador ci sentiamo in diritto di tacciarla di essere schiava del
marito o del padre. Ma consideriamo “libera” colei che decide di
mostrare e di vendere il proprio corpo e la propria immagine. O un
paese ha un ordinamento politico di tipo occidentale, ovverosia
liberale, oppure pensiamo di poterlo accusare di essere un regime
liberticida. Ma dov'è questa libertà che tanto diciamo di amare se
non nella nostra vuota retorica? I governi “democratici”
occidentali in realtà sono il riflesso degli interessi delle grandi
lobby economiche. La famosa libertà di stampa è una pia illusione.
La quasi totalità dei grandi media è sotto controllo del potere. Un
affermato giornalista
tedesco
ha recentemente confessato di essere stato corrotto dalla CIA e come
lui molti suoi colleghi.
Ciò
che i governi e le multinazionali non vogliono che si sappia viene
accuratamente nascosto dai grandi media. Ma continuiamo a definire i
nostri sistemi politici “democratici”, avendo dimenticato del
tutto l'etimologia di questa parola. La realtà è che ai nostri
governi non interessa minimamente della “libertà” e della
“democrazia”. L'unica cosa a cui tengono è la convenienza
economica delle banche e delle industrie cui sono legati e le
strategie geopolitiche. Se un paese si sposa con questi interessi
allora è anch'esso democratico e civile. Altrimenti può essere
spensieratamente definito “dittatura”.
L'imperialismo
culturale col quale imponiamo il nostro modo di pensare, ovvero
quello più adatto ai nostri interessi, al resto del mondo, ci induce
a credere che il progresso di un paese non occidentale passi per la
sua occidentalizzazione. Non è così. Al contrario, più quel paese
riuscirà a liberarsi del colonialismo e delle occupazioni militari
americane ed europee, più potrà migliorare la vita del suo popolo.
Il più grande ostacolo all'emancipazione dei popoli asiatici,
sudamericani ed africani è rappresentato proprio dall'Occidente e
dalle sue mire egemoniche.
Nemmeno
i settori oppositivi, che hanno svolto una importante critica nei
confronti dei propri sistemi sociali, sono riusciti a emanciparsi del
tutto da questo etnocentrismo. I movimenti e i governi popolari e
progressisti, che hanno reclamato e a volte persino ottenuto
l'indipendenza, sono sempre stati guardati con sufficienza da buona
parte della sinistra occidentale, anche da quella cosiddetta
“radicale”. Questa, incapace di cambiare i propri paesi, ha
pensato bene di dare lezioni agli altri. Eppure, sono proprio questi
altri che sono riusciti a opporsi efficacemente al capitalismo
liberista occidentale. In tutto il mondo si sono affermati movimenti
antimperialisti. In Medio Oriente e nel Nord Africa sono nati il
panarabismo e il socialismo arabo, in America latina ha trionfato il
bolivarismo e numerosi stati, dall'Argentina al Venezuela, hanno
ottenuto importanti successi contro le mire egemoniche statunitensi.
Ma alla sinistra occidentale questo non va bene. Essa si allinea al
liberalismo neo e post-coloniale nel bollare questi interessanti
laboratori di progresso sociale con l'immancabile epiteto di
“dittatura”, comoda dicitura sotto la quale si archivia ciò che
sfida la nostra società e oltrepassa i nostri paradigmi culturali.
In
realtà, se c'è speranza per l'umanità, questa non è certo riposta
in Occidente, con buona pace dei cantori (pseudo)illuministi.
L'Europa dell'euro e dell'austerità, che ha creato un regime
dispotico che si ostina ancora a difendere, non ha saputo produrre
nulla di meglio che la pallida e sbiadita Syriza nella martoriata
Grecia. Meglio che niente, se non fosse che ha prodotto un governo
con un ministro delle finanze appena tornato dalle Università
americane che ha ben pensato di ingaggiare una banca americana e di
contrattare con gli sciacalli della UE una misera riduzione del
debito, la quale non servirà certo a risollevare la nazione
ellenica.
In
verità, l'Europa oggi non è più in condizione di dare lezioni.
Deve, semmai, riceverle. Molto umilmente bisogna cercare di
comprendere le istanze emancipative (quelle concrete, non quelle solo
teoriche o, peggio, “da corteo”) che hanno attraversato il mondo.
Da Nasser a Sankara, da Guevara a Chavez. Nessuno di questi era
occidentale. Impari l'Occidente: non dimentichi, certo, la sua
imponente tradizione teorica, da Voltaire a Marx. Ma sappia
rinunciare alla sciocca presunzione di avere il monopolio della
libertà e della razionalità politica.
*Pubblicato anche su Pressenza Italia
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