Il dibattito sulla moneta unica sta
finalmente, seppure faticosamente, entrando nei grandi mezzi di
informazione, dopo essere già stato ampiamente sdoganato dalla rete
a un livello tecnico-economico persino elevato.
I sondaggi mostrano che non solo nel
resto d'Europa e nei paesi tradizionalmente più “euroscettici”,
ma ormai anche in Italia aumenta rapidamente il malcontento nei
confronti della moneta unica tra tutti gli strati della popolazione
al punto che l'ipotesi di un passaggio a una valuta nazionale non può
più essere descritta come l'abbaglio di qualche frangia estremista.
Tuttavia manca una forza politica di
rilievo capace di porre al centro della propria proposta il recupero
della sovranità monetaria. Esistono, è vero, partiti, come la Lega
Nord o Fratelli d'Italia, che hanno, seppure tardivamente, deciso di
adottare una linea “dura” di critica alla moneta unica. Ma è
indubbio che queste forze rappresentano soltanto una ristretta
cerchia del corpo elettorale. Quel che manca è un vero partito di
massa, come è in Francia il Front National seppur da una posizione
conservatrice, in grado di porsi alla guida di un'opposizione
all'Euro.
Stando alle ultime rilevazioni sulle
prossime elezioni europee, e fermo restando il beneficio del dubbio
che in questi casi non è mai di troppo, sarebbero premiati i partiti
“euroscettici”.
Ma appare chiaramente sbilanciata
l'ampia maggioranza dell'arco parlamentare che si ostina a sostenere
la moneta unica rispetto alla porzione sempre più consistente (circa
i 2/5) di popolazione che sembra auspicare la transizione a una
divisa nazionale.
Il Partito Democratico e tutti i
gruppi satellite (come Scelta Civica) sono ovviamente quelli che
maggiormente hanno creduto nella valuta europea e perciò i suoi più
strenui difensori.
Forza Italia, sebbene sia stato
il partito che è stato politicamente più danneggiato dai diktat
della lobby eurofila (essendo il governo Berlusconi deposto da un
vero e proprio golpe finanziario, argomento di cui tratteremo) ancora
esita ad attestarsi sul fronte di una radicale opposizione rispetto
all'Eurozona. Quello che di fatto è stato l'ultimo capo di governo
italiano regolarmente eletto persegue nel suo tatticismo esasperato,
cercando di “navigare a vista” e premunendosi di inseguire i
mutamenti dell'umore popolare, ma senza assumere una chiara
posizione.
Il Movimento Cinque Stelle,
nonostante il ribellismo di facciata che ne ha sempre contraddistinto
l'azione politica, rimane anch'esso indeciso, spaccato tra una base
che vorrebbe in netta maggioranza l'abbandono dell'euro e una classe
dirigente che invece sembra intestardirsi nell'opporsi al contenuto,
di fatto, dei trattati europei (Fiscal Compact, MES, Patto di
Stabilità) senza però esprimersi sull'unica opzione che
permetterebbe di dare reale concretezza a questa opposizione, cioè
il recupero della sovranità nazionale, trincerandosi quindi dietro
un'ambigua proposta referendaria giuridicamente irrealizzabile e
politicamente azzardata.
I brandelli della sinistra dell'Altra
Europa con Tsipras che ha fatto propria la linea del leader greco
(che tende a marginalizzare il Partito Comunista Greco) si limitano a
riproporre il solito sogno europeista di uno stato europeo (pur con
diversi accenti) il quale appare scarsamente plausibile e che può
soltanto invece contribuire a neutralizzare il voto
“euroscettico”.
Lega Nord e Fratelli d'Italia
rimangono gli unici gruppi ad aver abbracciato una battaglia
chiaramente anti-euro (seppure in modo spesso confuso e cercando di
agganciarla ad una polemica anti-immigrazione) ma se i secondi pagano
il loro passato politico i primi non potranno mai conquistare il
Centro-Sud, per ovvie ragioni.
Se, come probabile, prevarrà un
astensionismo trasversale, a guadagnarci sarà, paradossalmente, il
Partito Democratico che risulta ad oggi il più grande partito, per
mere ragioni aritmetiche.
Il quadro partitico, insomma, non è
certo lo specchio dei concreti interessi e del reale orientamento del
Paese.
Tuttavia, pur in questo sconfortante
scenario, sarebbe auspicabile un voto strategico alla Lega
Nord, cioè quella che più ha investito su una campagna di
opposizione alla moneta unica. Un risultato clamoroso per il
Carroccio, infatti, potrebbe spostare gli equilibri a favore del
fronte anti-euro, trascinando quanto meno una parte dei partiti più
indecisi (Movimento Cinque Stelle e Forza Italia) e chissà, forse,
finalmente, aprendo un dibattito sull'unione monetaria anche a
sinistra.
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