20 mag 2014

I partiti in Italia e l'Euro

Il dibattito sulla moneta unica sta finalmente, seppure faticosamente, entrando nei grandi mezzi di informazione, dopo essere già stato ampiamente sdoganato dalla rete a un livello tecnico-economico persino elevato.
I sondaggi mostrano che non solo nel resto d'Europa e nei paesi tradizionalmente più “euroscettici”, ma ormai anche in Italia aumenta rapidamente il malcontento nei confronti della moneta unica tra tutti gli strati della popolazione al punto che l'ipotesi di un passaggio a una valuta nazionale non può più essere descritta come l'abbaglio di qualche frangia estremista.
Tuttavia manca una forza politica di rilievo capace di porre al centro della propria proposta il recupero della sovranità monetaria. Esistono, è vero, partiti, come la Lega Nord o Fratelli d'Italia, che hanno, seppure tardivamente, deciso di adottare una linea “dura” di critica alla moneta unica. Ma è indubbio che queste forze rappresentano soltanto una ristretta cerchia del corpo elettorale. Quel che manca è un vero partito di massa, come è in Francia il Front National seppur da una posizione conservatrice, in grado di porsi alla guida di un'opposizione all'Euro.
Stando alle ultime rilevazioni sulle prossime elezioni europee, e fermo restando il beneficio del dubbio che in questi casi non è mai di troppo, sarebbero premiati i partiti “euroscettici”.
Ma appare chiaramente sbilanciata l'ampia maggioranza dell'arco parlamentare che si ostina a sostenere la moneta unica rispetto alla porzione sempre più consistente (circa i 2/5) di popolazione che sembra auspicare la transizione a una divisa nazionale.
Il Partito Democratico e tutti i gruppi satellite (come Scelta Civica) sono ovviamente quelli che maggiormente hanno creduto nella valuta europea e perciò i suoi più strenui difensori.
Forza Italia, sebbene sia stato il partito che è stato politicamente più danneggiato dai diktat della lobby eurofila (essendo il governo Berlusconi deposto da un vero e proprio golpe finanziario, argomento di cui tratteremo) ancora esita ad attestarsi sul fronte di una radicale opposizione rispetto all'Eurozona. Quello che di fatto è stato l'ultimo capo di governo italiano regolarmente eletto persegue nel suo tatticismo esasperato, cercando di “navigare a vista” e premunendosi di inseguire i mutamenti dell'umore popolare, ma senza assumere una chiara posizione.
Il Movimento Cinque Stelle, nonostante il ribellismo di facciata che ne ha sempre contraddistinto l'azione politica, rimane anch'esso indeciso, spaccato tra una base che vorrebbe in netta maggioranza l'abbandono dell'euro e una classe dirigente che invece sembra intestardirsi nell'opporsi al contenuto, di fatto, dei trattati europei (Fiscal Compact, MES, Patto di Stabilità) senza però esprimersi sull'unica opzione che permetterebbe di dare reale concretezza a questa opposizione, cioè il recupero della sovranità nazionale, trincerandosi quindi dietro un'ambigua proposta referendaria giuridicamente irrealizzabile e politicamente azzardata.
I brandelli della sinistra dell'Altra Europa con Tsipras che ha fatto propria la linea del leader greco (che tende a marginalizzare il Partito Comunista Greco) si limitano a riproporre il solito sogno europeista di uno stato europeo (pur con diversi accenti) il quale appare scarsamente plausibile e che può soltanto invece contribuire a neutralizzare il voto “euroscettico”.
Lega Nord e Fratelli d'Italia rimangono gli unici gruppi ad aver abbracciato una battaglia chiaramente anti-euro (seppure in modo spesso confuso e cercando di agganciarla ad una polemica anti-immigrazione) ma se i secondi pagano il loro passato politico i primi non potranno mai conquistare il Centro-Sud, per ovvie ragioni.
Se, come probabile, prevarrà un astensionismo trasversale, a guadagnarci sarà, paradossalmente, il Partito Democratico che risulta ad oggi il più grande partito, per mere ragioni aritmetiche.
Il quadro partitico, insomma, non è certo lo specchio dei concreti interessi e del reale orientamento del Paese.
Tuttavia, pur in questo sconfortante scenario, sarebbe auspicabile un voto strategico alla Lega Nord, cioè quella che più ha investito su una campagna di opposizione alla moneta unica. Un risultato clamoroso per il Carroccio, infatti, potrebbe spostare gli equilibri a favore del fronte anti-euro, trascinando quanto meno una parte dei partiti più indecisi (Movimento Cinque Stelle e Forza Italia) e chissà, forse, finalmente, aprendo un dibattito sull'unione monetaria anche a sinistra.

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